È il ricercatore dell’Università di Siena della facoltà di Ingegneria Mihai Dragusanu a salire “sull’Olimpo” italiano della ricerca. Tra i dieci ambiziosi progetti finalisti, provenienti da tutta Italia, giunti alla finale della RomeCup 2024 è il progetto del trentenne ricercatore e professore di meccanica applicata alle macchine a risultare il migliore in assoluto vincendo il Research Award e a cui è stato consegnato il premio da 20.000 euro della seconda edizione del “Most Promising Researcher in Robotics and Artificial Intelligence”. Un premio che lo inquadra tra le menti più eccelse del panorama accademico italiano che ha scelto di continuare a lavorare nell’Ateneo senese dove si è formato.
“Sicuramente il valore per me è grandissimo, è stata veramente un’emozione unica – spiega il ricercatore e vincitore del premio Research Award 2024 Nihai Dragusanu -. Non me lo aspettav perché in finale c’erano tanti ragazzi e giovani ricercatori molto bravi, a cui voglio fare ancora i miei complimenti. Però devo dire che è stato veramente un’emozione unica e finalmente sono arrivato a coronare quello che è il mio percorso scientifico con questo premio”.
Un successo ottenuto grazie al suo ambizioso progetto “Tuta Gold” che punta a creare una tuta esoscheletrica per gli arti superiori da utilizzare in campo riabilitativo e assistivo, ma non solo, infatti si tratta di un dispositivo che può essere sfruttato anche per i difficili casi di recupero post ictus.
“La tuta praticamente è una combo fra la robotica e l’intelligenza artificiale, quindi in qualche modo attraverso questo dispositivo voglio mettere al centro l’utente, perché voglio dare risalto a quelle che sono le sue emozioni e voglio in qualche modo che il dispositivo di per sé diventi un’estensione del corpo umano – aggiunge ancora Dragusanu -. Quindi ecco che in qualche modo, attraverso questa tuta e attraverso un’intelligenza artificiale, voglio far sì che l’utente sia in controllo pienamente del dispositivo. La “Tuta Gold” ora si trova in Francia perché abbiamo iniziato un nuovo progetto con un Istituto di Ricerca francese e l’idea è quella di utilizzare la tuta per muovere le mani dei pazienti colpiti da ictus, in modo tale da vedere se c’è correlazione fra il movimento che uno si immagina e il movimento che viene fatto della tuta. In questo modo vogliamo vedere se riusciamo ad attivare nuove aree del cervello per far sì che il paziente colpito da ictus riprenda in qualche modo la funzionalità della propria mano”.
Un progetto di interesse internazionale il cui riconoscimento porta in alto non solo il nome dell’Università di Siena ma anche della comunità di San Quirico d’Orcia, in provincia di Siena, luogo dove abita Miahi Dragusanu e che ha festeggiato insieme a lui e alla sua famiglia questo successo che capita a pochissimi nella vita.
“Sono molto felice di aver reso orgogliosa quella che è la comunità di San Quirico d’Orcia, sono veramente felice di rappresentare San Quirico in Italia – aggiunge con un pizzico di emozione il trentenne ricercatore UniSi -. I ringraziamenti più forti vanno alla mia famiglia, soprattutto a mio fratello Costantin e ai miei genitori che mi sono sempre stati accanto e lo sono tuttora. E poi infine a tutto il SIRSLab, quindi tutto il Laboratorio di robotica di Siena e in particolare a Domenico Prattichizzo, a Monica Malvezzi e a Gionata Salvietti, che sono i professori con cui lavoro e con cui ci divertiamo a fare “cose” in laboratorio tutti i giorni”.