Si è tenuta oggi, 24 novembre, l’inaugurazione del 782° anno accademico dell’Università di Siena, la prima del mandato del Rettore Roberto Di Pietra, entrato in carica a inizio novembre. La cerimonia è stata aperta, nell’Aula Magna del palazzo del Rettorato, dal corteo accademico e il saluto dei Goliardi senesi. Il Rettore Roberto Di Pietra ha quindi preso posto insieme ai direttori dei 14 dipartimenti e ad alcuni dei docenti Delegati.
Il professor Di Pietra ha voluto salutare e ringraziare i Rettori che lo hanno preceduto, i professori Delegati e i Direttori generali che si sono succeduti. Non ha mancato di porre l’accento sulla personale emozione di questa giornata e l’orgoglio per il senso di appartenenza verso l’Ateneo, che oggi rappresenta.
È passato poi a illustrare i progetti in corso, ed ha focalizzato l’attenzione sull’Università di Siena: “è un’organizzazione “molto” complessa; siamo oltre 1.500 tra docenti e personale tecnico-amministrativo e abbiamo 17.000 studentesse e studenti di cui oltre 1.500 internazionali. Le organizzazioni complesse non procedono per salti, cesure o svolte improvvise. Esse mettono in atto processi di cambiamento che per dispiegarsi pienamente richiedono tempo, gradualità, persistenza. Le organizzazioni complesse per loro natura, più che per rispondere a norme, devono “programmare” le loro attività in un orizzonte temporale di lungo termine”.
Ha voluto poi ricordare il difficile periodo pandemico e il suo impatto sulla vita accademica. “Nella pandemia non abbiamo mai smesso di attuare le nostre missioni istituzionali, la didattica, la ricerca, la terza missione e nell’ambito della AOUS l’attività assistenziale; e non abbiamo mai frenato la nostra capacità di impostare azioni per il nostro futuro. Questo va certamente riconosciuto al Rettore Frati e agli organi di governo del nostro Ateneo”.
Ha poi parlato del futuro che si sta delineando e dei progetti che coinvolgono l’Università di Siena per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): “questi rappresentano un evidente segnale della nostra capacità di essere parte di questo importante investimento che l’Italia sta facendo sul suo futuro”. A questo proposito ha ricordato la straordinaria presenza dell’Ateneo nei progetti PNRR: la partecipazione con tre spoke ai Centri Nazionali, Agritech, Terapia Genica e farmaci con Tecnologia RNA, Biodiversità; la partecipazione con due spoke all’ecosistema della salute, Tuscany Health Ecosystem; l’adesione al partenariato esteso di “Inf-Act”; e la partecipazione dell’Ateneo in tre progetti relativi alle Infrastrutture dell’innovazione, SAILS, Metrofood, CTA+ e a HUBFit4MedRob.
“I progetti del PNRR per l’Università di Siena e per le imprese coinvolte – ha aggiunto il professor Di Pietra – significano complessivamente la possibilità di investire in attività di ricerca e attrezzature un totale di circa 60 milioni di Euro in tre anni. Complessivamente negli spoke e nelle forme di affiliazione saranno coinvolti circa 200 docenti dell’Ateneo con la possibilità di avviare contratti di ricerca, in varie forme, per un totale di almeno 50 giovani ricercatori e ricercatrici”. Partecipazioni che impongono all’Ateneo di effettuare investimenti che lascino in eredità risultati tangibili e duraturi. Ha poi menzionato la significativa presenza dell’Università di Siena nel comitato scientifico del Biotecnopolo. “Il Bioteconopolo insieme all’Hub Antipandemico rappresentano per Siena e il suo territorio, da un lato, il riconoscimento di una lunga storia che risale all’esperienza pionieristica di Achille Sclavo – un chiaro esempio di spin-off universitario ante litteram – e, dall’altro, l’opportunità di uno sviluppo scientifico e tecnologico di importanza strategica per il nostro Paese. L’Università di Siena vuole essere parte di questo progetto e si rende disponibile a percorre tutte le forme di collaborazione con gli attori coinvolti nel Biotecnopolo proseguendo e sviluppando la radicata tradizione di collaborazione già in essere con la Fondazione TLS”.
Non è mancato, nella relazione del Rettore Di Pietra, un riferimento all’avvio dei lavori per la costruzione del nuovo Polo didattico delle Scotte e della serie di interventi di ammodernamento, efficientamento energetico, riqualificazione del patrimonio edilizio dell’Ateneo in differenti complessi a Siena e nelle sedi di Arezzo.
È passato poi a tratteggiare le fasi del suo programma di mandato 2022-2028, e condensato nel claim #Unisi2030. “Siamo un Ateneo statale. Questo significa che siamo consapevoli del nostro radicamento nella città di Siena e nei territori dove sono presenti le sue sedi, Arezzo, Grosseto e San Giovanni Valdarno. Nel contempo, siamo consapevoli che la nostra prospettiva debba essere quella di attrarre studentesse e studenti a livello nazionale e internazionale; che dobbiamo essere capaci di attrarre risorse per la ricerca da bandi competitivi nazionali e internazionali; che nell’esercizio della terza missione dobbiamo essere capaci di un visione ampia nelle attività di brevettazione, di creazione di spin-off, di public engagement; che nell’erogazione delle attività assistenziali dell’AOUS possiamo essere capaci di un’attrattività di livello ultraregionale. L’essere un Ateneo statale significa inoltre che non possiamo che muoverci nell’alveo di valori che devono caratterizzare l’attività di ogni Università – a maggior ragione se pubblica – e quindi in coerenza con i solidi e mai mediabili valori della nostra Carta costituzionale”.
Ha poi parlato della multidisciplinarietà necessaria per una impostazione moderna dell’offerta formativa, coerente con i fabbisogni formativi espressi dalla società attuale, dalle istituzioni, dalle imprese: “credo che i tempi siano maturi per la nascita nell’area delle Scienze Biomediche e Mediche di una Scuola di Medicina – o di una School of Medicine – necessaria per dare migliore coordinamento e razionalizzazione ai percorsi formativi offerti”.
“L’obiettivo della crescita – ha proseguito Di Pietra – deve riguardare le politiche di genere, di inclusione, di miglioramento del benessere lavorativo. Questo obiettivo di crescita deve riguardare una profonda riprogettazione dell’offerta formativa – nei vari livelli dei Corsi di Studio -, dei metodi didattici, degli strumenti didattici, dei tempi e dei luoghi di studio. Esso deve comportare il passaggio ad una fase 2.0 delle politiche di internazionalizzazione – corsi di studio realmente internazionali e non solo perché la didattica viene erogata in lingua inglese. Deve interessare gli “studenti lavoratori” con appositi percorsi e metodi didattici e deve sviluppare la progettazione strategica nell’ambito della formazione continua. Occorre ripensare le attività dei percorsi di formazione delle Scuole di Specializzazione e dei Dottorati di ricerca”. Non è mancata una notazione personale, parlando della gioia spontanea nel vedere i corridoi, le sale di studio, i laboratori, le biblioteche piene di studentesse e studenti.
Ha poi voluto salutare, esprimendosi in inglese, la comunità studentesca internazionale – il 9 percento degli studenti iscritti proviene da fuori Italia – porgendo un caloroso benvenuto alle studentesse e studenti stranieri e ha rivolto un saluto speciale agli studenti provenienti da zone colpite da conflitti: “mi auguro di cuore che studiare all’Università di Siena possa rappresentare per tutti voi una preziosa opportunità per dare il via al vostro futuro”. Ha poi tracciato il solco per i primi passi che vedranno la realizzazione del programma di mandato. Come prima attività ha menzionato la “squadra” messa in campo di Delegate e Delegati che lo affiancheranno.
L’evoluzione del contesto socioeconomico, nel quale agiscono e vivono le Università, e il modificarsi del modo del lavoro, ha proseguito il Rettore Di Pietra: “richiede che le Università, in generale, e l’Università di Siena, in particolare, ridefiniscano la propria offerta formativa. Questo è il momento giusto, direi necessario, per farlo”. Cambiamento che vedrà anche la razionalizzazione della struttura organizzativa.
Imprescindibile il rapporto con la città e i territori nella prospettiva della Toscana Sud-Est. Necessaria per l’Ateneo la collaborazione fra istituzioni della città di Siena e del territorio in cui primariamente sviluppa le sue attività: Arezzo, Grosseto e San Giovanni Valdarno. “Dopo i due anni di pandemia – ha spiegato Di Pietra – queste forme di collaborazione richiedono un rafforzamento in una prospettiva che è quella della Toscana Sud-Est nella quale insistono le attività dell’Ateneo e che possono mettere in luce la presenza di molteplici poli da sviluppare e fare crescere, quello delle scienze della vita, ma anche quello delle piccole e medie imprese, quello dell’Agrifood, ma anche dei beni culturali e delle imprese turistiche. Il territorio di cui è parte l’Università di Siena può e deve esprimere molteplici poli di eccellenza e questo lo possiamo fare solo percorrendo una logica di stretta collaborazione con tutti gli attori pubblici e privati attivi nel nostro territorio”.
Al termine della sua relazione il Rettore Roberto Di Pietra ha dichiarato aperto il 782° anno accademico dell’Università di Siena. Dopo la relazione del Rettore si sono tenuti gli interventi della rappresentante delle Studentesse e degli Studenti, Rosalia Selvaggi e l’intervento della rappresentante del Personale tecnico amministrativo e bibliotecario, Francesca Fabbri.
La prolusione inaugurale è stata tenuta dal professor Lorenzo Fattorini, ordinario del dipartimento di Economia politica e statistica, che ha parlato su “La diversità ecologica, le abbondanze, la ricchezza di specie: le avventure di uno statistico tra i naturalisti”. Ha preso poi la parola l’ospite d’onore della cerimonia il professor Alberto Mantovani, presidente della Fondazione Humanitas per la Ricerca, che è intervenuto su “Immunità e infiammazione come metanarrazione della medicina contemporanea”.