Il sindaco di Siena Bruno Valentini su Facebook
“Il debito del Comune di Siena è sceso sotto i 70 milioni”. Lo annuncia il sindaco di Siena Bruno Valentini sul proprio profilo Facebook. “Era molto oltre i 100 nell’anno – scrive il primo cittadino – in cui sono diventato sindaco ed é sceso di un terzo. Meno debito significa meno rate da pagare e quindi più soldi per servizi sociali, cultura, promozione turistica, ecc . Sembrava una missione impossibile (anche per la Corte dei Conti…) ma ci siamo riusciti, grazie a importanti vendite immobiliari, risparmi, riduzione di personale, controllo sulle entrate. Senza toccare tasse e tariffe (anzi qualcuna è diminuita come l’ IMU sulla prima casa o il bollino ARU dimezzato),se non per il suolo pubblico ed in particolare per i palcaioli di Piazza. Quello che prima era il tallone di Achille del Comune (un bilancio fuori controllo ) ora é in sicurezza e ci consente di contrarre nuovi mutui per ricominciare a fare opere pubbliche e manutenzione ed assunzioni mirate in settori strategici come insegnanti ed operai. Il debito continuerà a scendere, come invece non riesce allo Stato, e Siena é tornata ad essere un Comune “normale” non più dipendente dall’assistenza dei contributi della Fondazione MPS che avevano “drogato” questa città. Dalla Fondazione (come dalla Regione e dallo Stato) ci aspettiamo finanziamenti per investire su Siena ma la spesa ordinaria é salva e ciò garantisce piena sostenibilità ai costi di tutti i giorni. Tutto questo é un risultato straordinario ottenuto grazie al miglioramento della produttività del Comune e dei suoi dipendenti ed alla determinazione della Maggioranza politica che governa la nostra città. La seconda parte del mandato, dopo aver salvato Siena dal disastro di un secondo commissariamento , sarà finalizzata a consolidare ripresa economica e rilancio reputazionale, ma intanto oggi godiamoci un traguardo storico: il dimezzamento del debito comunale dalla sua punta più alta, raggiunta durante il mandato Cenni dopo che già Piccini l’aveva raddoppiato, lasciando il conto sulle spalle delle generazioni future”.