Salvate il mercato americano. Confidano nella diplomazia e sperano in una trattativa rapida tra UE e USA i viticoltori toscani che dal Vinitaly, dove sono impegnati in questi giorni, oscillano tra la preoccupazione dell’effetto immediato dei dazi sulle esportazioni di vino che entrerà in vigore a partire da domani (9 aprile) e l’ottimismo portato in fiera dagli importatori americani, i più ricercati nei corridoi della fiera dagli espositori se non altro per annusare cosa si pensa e dice dall’altra parte dell’Oceano. Sono 420 le aziende vitivinicole toscane impegnate a Verona e chi più, chi meno, considerano gli Stati Uniti un mercato insostituibile per importanza e valore. Troppe le bottiglie che ogni anno vengono vendute in enoteche, ristoranti e scaffali della rete commerciale americana con un fatturato record che ha superato i 420 milioni nel 2024. In crescita del 10%. A raccogliere il sentiment tra i viticoltori è Coldiretti Toscana che stima una potenziale perdita per la viticoltura toscana di circa 80 milioni di euro dall’introduzione dei dazi.
“I dazi sono un errore così come lo sono i controdazi. Il clima che si respira qui al Vinitaly è di incertezza e positività allo stesso tempo perché da un lato siamo consapevoli del valore e dell’unicità dei nostri prodotti che sono molto apprezzati dai consumatori americani e dall’altro dobbiamo confrontarci con un partner commerciale imprevedibile e non più affidabile. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – Per non perdere le quote di mercato che le aziende hanno conquistato con investimenti e sacrificio negli anni, la strategia sarà sicuramente quella di trovare un punto di incontro con gli importatori americani, altrettanto interessati a continuare a fare affari con noi, per contenere l’aumento ed evitare che si rifletta interamente sul prezzo finale e quindi sul consumatore. Ma per quanto possiamo sostenere questo peso da soli? Occorre che l’Unione Europea metta in campo le risorse necessarie per compensare l’impatto dei dazi americani sul vino come sugli altri prodotti agroalimentari e sostenere le filiere produttive di un settore chiave dell’economia”.
Coldiretti teme che dietro i dazi ci sia un disegno ben preciso di Trump: ottenere, come contropartita, l’accesso al mercato UE di prodotti agroalimentari con standard di sicurezza inferiori ai nostri come carni allevate con ormoni, prodotti Ogm ed ottenuti con pesticidi vietati in Europa. Ma i dazi rischiano inoltre di aprire un’autostrada al già florido mercato del tuscany sounding che annovera, tra i suoi più celebri fake il “Chianti Classico” prodotto in California senza uve toscane ovviamente. Un assist alle imprese del falso Made in Tuscanyche alimenta un mercato che già oggi, senza i dazi trumpiani, vale 2 miliardi di euro.