Lunga intervista su Mps rilasciata da Fabrizio Viola
Rilasciata a ilsole24ore.com una lunga intervista da parte dell’amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola, il giorno dopo l’approvazione del maxi-piano di rilancio del gruppo Monte Paschi.
Con il maxi-piano approvato si può dire che Mps esce dalla lunga crisi iniziata nel 2007 con l’acquisizione strapagata di AntonVeneta?
La maxi-operazione annunciata due giorni fa, con l’aumento fino a 5 miliardi e la cartolarizzazione delle sofferenze da 27 miliardi, rappresenta una svolta fondamentale nella storia degli ultimi anni. Siamo alla fase finale di un lungo riassetto avviato nel 2012.
Come è stato possibile cumulare così tanti crediti in sofferenza (27 miliardi) nel corso degli anni tanto da richiedere un nuovo intervento straordinario di queste proporzioni?
Certamente nel passato sono stati fatti errori nella concessione del credito e non solo. I dati dimostrano che dal 2012 c’è stata un’inversione di tendenza gestionale, come dimostra il dato sul calo del profilo di rischio delle nuove erogazioni che è calato di oltre il 30%. Va anche detto per correttezza che la profonda recessione degli ultimi anni, con il calo del Pil e della produzione industriale, ha colpito soprattutto le Pmi che rappresentano in gran parte la nostra clientela corporate. A cui anche negli anni difficili non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno.
Che valutazione dà della proposta in extremis arrivata da Ubs e da Corrado Passera, che è stata bocciata dal cda?
Il board di Mps ha valutato la proposta di Ubs e di Corrado Passera ma ha ritenuto che non esistessero sufficienti elementi e soprattutto i tempi per un apprezzamento della proposta, anche alla luce dell’evidente confronto che da settimane avevamo in corso con la Vigilanza europea di Bce sul piano che poi è stato approvato. Personalmente, mi sono molto meravigliato che un banchiere dell’esperienza dell’ex ceo di Intesa Sanpaolo abbia presentato un piano alternativo così in extremis. In ogni caso, è positivo che si registri un interesse per il Monte che fino a poco tempo fa non c’era.
La Bce vi ha chiesto con una lettera diventata pubblica di cedere gli Npl entro il 2018. Perchè avete deciso di accelerare e risolvere il problema subito e in via definitiva? Il mercato vi avrebbe penalizzato, dopo l’esito così negativo dello stress test? Non esistevano alternative meno penalizzanti per gli attuali soci?
La lettera della Bce era una risposta a una proposta che Mps aveva presentato a maggio nella quale condivideva i nostri obiettivi di smaltimento degli Npl in tre anni. L’esito negativo degli stress test, che a grandi linee conoscevamo in anticipo, ci ha indotto ad accelerare i tempi della maxi-pulizia di bilancio per evitare un impatto sulla fiducia della clientela.
Il piano è penalizzante per gli attuali azionisti ma fa rinascere la banca. Ritenete che l’assemblea degli azionisti lo approverà senza problemi?
La priorità era di dare un futuro certo e definitivo alla banca. Tutelando completamente obbigazionisti di ogni categoria, a partire da quelli retail, clienti. Non era scontato, ma ce l’abbiamo fatta. Gli azionisti, che investono nel capitale di rischio, sono chiamati a un nuovo impegno. Abbiamo ottenuto che a loro vada un parziale ristoro futuro con l’assegnazione gratuita dei titoli equity della maxi-cartolarizzazione di Npl. Eventuali recuperi di valore che arriveranno dalla cessione di sofferenze, resteranno nella disponibilità degli attuali soci di Mps.
E’ possibile che il passaggio assembleare di ottobre sia delicato. Credo che sarà decisiva la credibilità del capital plan e del business plan che presenteremo prima dell’assemblea.
Dal Governo che indicazioni avete avuto?
In generale direi che il nostro maxi-piano rappresenta una grande vittoria del sistema Italia. Il Governo ha avuto un ruolo di rilievo sia nell’interlocuzione con la commissione Ue che con l’attivazione della garanzia pubblica (Gacs) sulla tranche senior della cartolarizzazione. Banca d’Italia ha svolto un ruolo prezioso di dialogo con la Bce. L’intero sistema finanziario ha costruito il fondo Atlante che ha rilevato la tranche “mezzanina” della cartolarizzazione. Credendo nella prospettiva futura di Mps e chiedendo, in cambio dell’investimento, warrant che possono dare una quota futura di Mps fino al 7% del capitale.
Negli ultimi 4 anni avete realizzato una cura drastica che ha portato al taglio di costi per 800 milioni, alla riduzione dell’organico di oltre 5.000 persone, a un delevaerage dell’attivo anche con la cessione di molti asset. Dal punto di vista industriale, Mps ha ancora un modello di business sostenibile?
Il modello di business è certamente sostenibile dal punto di vista industriale. Siamo una banca commerciale che già si è rinnovata tecnologicamente sia con i nostri canali online che con Widiba. Ma la vera svolta arriverà con la cessione delle sofferenze e l’aumento della copertura degli incagli al 40%. Una banca totalmente ripulita, mi si passi il termine, avrà un rating molto più elevato e un costo del funding tra i migliori del sistema. Se a questo aggiungiamo che è finito il focus sulle rettifiche di credito, è chiaro che la profittabilità può diventare di grande rilievo. Mi sembra di percepire già un interesse che fino a poco tempo fa non si notava.
Bce vi ha chiesto in più occasioni di procedere con un’aggregazione che finora non si è mai realizzata. La pulizia dei conti e l’aumento da 5 miliardi rende più appetibile la banca per un partner? Oppure, al contrario, la mette in condizione di procedere stabilmente da sola? A Siena, e non solo, ci sperano. Che ne pensa?
Per Mps l’aggregazione non sarà più una necessità ma un’opzione volontaria.
Rapportato all’attuale capitalizzazione di mercato, l’aumento di capitale da 5 miliardi e’ quasi un’ipo. Inoltre dopo la cessione degli Npl a una sorta di bad bank, Mps si configura come una nuova good bank. Intende gestire anche questa nuova fase o ritiene la sua missione compiuta?
La cessione degli Npl ci vede protagonisti di azioni risolutive ma anche innovative e apri-pista per l’intero sistema che stimolano ed accelerano la modernizzazione e la trasparenza. Valori che ci hanno sempre guidato, fin dall’inizio del percorso di risanamento. In questo senso, al di là delle comprensibili definizioni tecniche, ritengo che in realtà non si possa definire Mps un nuova good bank, ma una good Bank che in questi quattro anni ha strenuamente lavorato per essere riconosciuta tale. Missione compiuta? Certamente quella che si è compiuta è una fase di straordinaria importanza, la mia missione prosegue immutata.