Si aprirà il 26 settembre davanti al gup di Milano Sofia Luigia Fioretta l’udienza preliminare relativa al caso di Miriam, la 41enne già residente nel senese, vittima di violenze e sequestri da parte dei genitori affidatari. I due, rinviati a giudizio, sono accusati di riduzione in schiavitù: secondo l’accusa per circa 15 anni, tra il 2000 e il 2015, avrebbero costretto una giovane, ospitata nella loro casa quando era appena maggiorenne, a subire “violenze sessuali, anche di gruppo” ed anche in “un contesto di riti satanici e messe nere”.
La vicenda, con indagini del pm della Dda Stefano Ammendola, era venuta a galla lo scorso ottobre e a novembre il Tribunale del riesame di Milano aveva revocato la misura dell’obbligo di dimora e di divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico per i due coniugi.
Ora la Procura contesta agli indagati di aver esercitato sulla donna “poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà”. Nel 2002 dalle violenze, anche psicologiche, subite dalla giovane da parte del genitore affidatario, cui viene contestato anche il reato di violenza sessuale di gruppo, è nato un figlio.
Dal 2005, poi, la donna sarebbe rimasta vittima di abusi durante riti satanici e messe nere, nel 2006 sarebbe riuscita a trasferirsi in provincia di Siena, ma i due sarebbero andati a riprenderla con la forza e l’avrebbero sottoposta ad altre violenze.
Il caso ha avuto un iter giudiziario travagliato con denunce presentate dalla donna, che ora ha 41 anni ed è assistita dal legale del foro senese Massimo Rossi. I genitori hanno sempre negato sostenendo che le sue denunce , definite come “tutta una invenzione”. Il padre presunto aguzzino è difeso invece dall’ex sindaco di Siena Luigi De Mossi.
C.C.