Sono cinque milioni gli studenti e i lavoratori fuorisede che non potranno votare nel comune in cui vivono. L’unico modo per farlo è mettersi in viaggio tornando nel proprio comune di residenza, spendendo soldi, tempo ed energie. Un numero enorme, pari al 10% del corpo elettorale totale che esprime la cifra esatta di persone che vorrebbero votare ma non possono farlo.
Anche a Siena, città universitaria per eccellenza, sono già molti gli studenti, i dottorandi, i docenti presenti che provengono dalle più disparate zone del Paese e che vorrebbero esercitare il proprio diritto e la libertà di farlo nella città in cui si trovano, senza dover per forza tornare nella città di residenza, perché votare non può essere un “lusso”.
“Siamo molto arrabbiati – dicono gli studenti – dovremmo distinguerci almeno nel garantire i diritti che sono fondamentali, come quello dell’espressione del voto”.
Questo problema viene dibattuto da anni, ma ancora nessuna soluzione è stata trovata. È più facile votare all’estero che votare a Siena se si risiede altrove: lo dimostrano i 5,8 milioni di italiani in giro per il mondo e iscritti all’Anagrafe Italiana Residenti all’Estero (AIRE) che possono votare anticipatamente per posta. L’Italia è, insieme a Malta e Cipro, l’unico Paese dell’UE a non aver ancora trovato una soluzione per il voto fuori sede. C’è chi utilizza il voto per posta, chi per delega o anticipato.
L’ora è già scaduta da tempo, non si possono deliberatamente escludere dei cittadini dall’esercitare di un loro diritto, perché questo presupposto porta ad un’amara conclusione: il voto non è poi così uguale per tutti.
Lorenzo Agnelli