Una settimana di cassa integrazione per i lavoratori, dall’11 al 18 marzo, a causa della enorme difficoltà incontrata nel reperimento di container per consegnare i prodotti e dei costi insostenibili di quei pochi che si riescono a trovare (si parla di prezzi tre/quattro volte superiori a quelli che venivano fatti in situazione di normalità).
Questa la comunicazione fatta stamani dalla Whirpool durante l’incontro che si è svolto stamani tra la rappresentanza sindacali ed i vertici dell’impresa, incontro che era stato convocato dopo la chiusura dello stabilimento giovedì e venerdì della scorsa settimana.
“L’azienda ci ha comunicato la necessità di aprire un periodo di cassa integrazione – ha detto a Siena Tv Massimo Onori segretario Fiom Cgil Siena – perchè con i prezzi raggiunti per le spedizioni non si riescono neanche a coprire i costi di produzione. Ci auguriamo che basti una settimana di stop“.
Cassa integrazione che per la Whirpool sembrava un lontano ricordo, soprattutto dopo la ripresa vissuta nel post pandemia.
“Era dal periodo del lockdown 2020 che alla Whirpool non si parlava di cassa integrazione – ha aggiunto Onori -, finito il quale c’è stata una vera e propria esplosione dei volumi. Parliamo quindi di circa due anni in cui l’azienda ha ripreso a pieno ritmo la produzione. L’auspicio è che questa crisi aperta dalla guerra in Ucraina finisca quanto prima, non solo ovviamente per il danno economico, ma per la tragedia umana che si sta vivendo”.
Per ora quindi scatta una settimana di blocco della produzione, per il mese di marzo, ma è ovvio che il futuro desta preoccupazione.
“Se la situazione perdurerà non possiamo pensare che aprile sia un mese normale – ha confermato Onori -. L’azienda ad oggi non si è sbilanciata, ma ci vuole poco a capirlo. Per i lavoratori è stato un fulmine a ciel sereno, dopo mesi di attività a pieno regime, si pensava che il peggio fosse ormai alle spalle, invece si apre un nuovo periodo di incertezza che non fa stare nessuno tranquillo“.